L’HPV (dall’ inglese Human Papilloma Virus), un virus infettivo per l’uomo, costituisce una famiglia composta da oltre cento varianti diverse (sierotipi). (1)
In base a questi sierotipi, variano sintomi e conseguenze.
Questi, infatti, possono essere classificati in:
- ceppi ad alto rischio oncogeno (carcinoma del collo dell’utero, dell’ano, della vagina, della vulva, del pene e dell’oro-faringe)
- ceppi a basso rischio oncogeno (condilomi genitali e anali). (2)
La maggior parte di queste infezioni è transitoria e asintomatica e regredisce spontaneamente, dal momento che il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare un effetto patogeno.
Infatti, il 60-90% delle infezioni causate da Hpv, incluse quelle da tipi oncogeni, si risolve spontaneamente entro 1-2 anni dal contagio. (3)
Invece, in caso di infezione persistente, il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa 5 anni, mentre la latenza per l’insorgenza del carcinoma cervicale può essere di decenni (20-40 anni). (3)
HPV, quali sono i sintomi più comuni?
Generalmente, i segni più comuni dell’infezione sono le verruche, lesioni benigne (1) che si manifestano come piccole escrescenze con aspetto e dimensioni molto variabili (2). A volte queste si dispongono “a grappolo”, con una forma che ricorda quella di un cavolfiore; mentre in altri casi, sono piatte e tendono a sovrapporsi. (1)
Queste possono interessare la cute di mani, piedi o viso (verruche plantari, verruche comuni), le mucose genitali e quelle orali (papillomi o condilomi).
I condilomi o verruche vaginali possono essere localizzate sui genitali esterni, all’interno della vagina, intorno o dentro l’ano e sul perineo (la regione cutanea posta tra la vulva e l’ano).
La maggior parte delle lesioni sono asintomatiche, ma in alcuni casi, queste verruche possono provocare fastidio, prurito o disagio. I ceppi di HPV che provocano il cancro nelle zone genitali, non si manifestano invece attraverso i condilomi, ma con modificazioni asintomatiche a carico delle mucose genitali (tipicamente del collo uterino). (1)
Alcuni tipi di Hpv, infatti, sono definiti ad alto rischio oncogeno poiché associati all’insorgenza di neoplasie. Il carcinoma del collo dell’utero (cervicocarcinoma o carcinoma della cervice uterina) è il tumore più comunemente associato all’Hpv: questo è il primo cancro a essere riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) totalmente riconducibile a un’infezione. (3)
Questi rendono l’HPV il responsabile della quasi totalità dei tumori della cervice uterina, e di una quota in crescita di altri tumori più rari, quali ad esempio, all’ano, alla vagina e al tratto oro-faringeo. (4)
Come si trasmette il Papilloma Virus?
Il virus Hpv si trasmette:
- per via sessuale (incidenza del 95% (5), attraverso il contatto con cute o mucose. La sua trasmissione, infatti, potrebbe essere favorita anche dai microtraumi che avvengono durante i rapporti sessuali; non solo, è possibile che questo venga trasmesso anche solo attraverso contatti genitali, non necessariamente penetrativi.
L’uso del preservativo, sebbene riduca il rischio di infezione, non lo elimina totalmente: il virus è in grado di infettare anche la cute che rimane scoperta, quindi non protetta dal profilattico. (3)
- per via non sessuale (incidenza 5%), mediante biancheria (es. asciugamani) o indumenti che siano venuti a contatto con persone infette. Questo può anche essere trasmesso in tutte le comunità (caserme, collegi, convitti, luoghi di detenzione, ecc.) oppure in luoghi quali piscine, palestre, bagni pubblici, in spiaggia ecc. (5)
Hpv, come prevenire l’infezione?
Le classiche buone norme di igiene e l’uso del profilattico, possono rivelarsi utili, tuttavia, non assicurano un’efficacia del 100%. Inoltre, adottare uno stile di vita sano, può rivelarsi utile a prevenire l’insorgenza di infezioni causate da questo virus.
Quindi, No a fumo, alcool e droghe. Sì ad attività fisica, cibo sano (dieta povera di grassi e ricca di vitamine) e rapporti protetti dall’uso del preservativo. (5)
Lo strumento più importante ed efficace in assoluto nel prevenire le infezioni provocate dai ceppi di HPV più pericolosi, rimane la vaccinazione anti-HPV.
Nello specifico, nel nostro Paese sono disponibili tre vaccini: il vaccino quadrivalente, il vaccino bivalente, autorizzati in Europa a settembre 2006 e 2007 rispettivamente e il vaccino nonavalente autorizzato in Italia a partire dal 2017.
La loro somministrazione avviene per via intramuscolare. (6)
Le tipologie di vaccino per il Papilloma Virus
Il bivalente, chiamato così, proprio perché diretto contro due ceppi del virus (16 e 18), in grado di causare lesioni precancerose e responsabili del 70 % circa dei tumori della cervice uterina. Si inietta per via intramuscolare nella regione deltoidea del braccio.
Il quadrivalente in grado di prevenire l’infezione anche del 6 e dell’11 (quattro ceppi) che causano la formazione a livello genitale di condilomi, escrescenze o protuberanze dovute a lesioni di natura benigna della cute o delle mucose. Si inietta per via intramuscolare nell’area anterolaterale superiore della coscia.
Il nonavalente (nove ceppi), che oltre a HPV 6, 11, 16 e 18, assicura la protezione contro altri cinque ceppi capaci di indurre il cancro, prevenendo oltre il 90 % delle forme tumorali associate all’HPV.
Questi vaccini anti-HPV oggi utilizzati, pertanto, proteggono contro i 9 sierotipi di HPV più pericolosi e sono estremamente sicuri ed efficaci: possono prevenire oltre il 90% delle forme tumorali associate all’HPV. (7)
Inizialmente la vaccinazione era articolata in tre dosi somministrate nell’arco di sei mesi; mentre oggi è stato dimostrato che, entro i 15 anni di età, la somministrazione di sole due dosi, è in grado di garantire una buona protezione. Per vaccinazioni in età successive, invece, ne sono ancora consigliate tre.
In Italia, sono raccomandati a partire dal compimento degli 11 anni a maschi e femmine, perché anche i maschi possono sviluppare alcuni tipi di cancro associati a questa infezione. D’altronde, la vaccinazione di ragazzi di entrambi i sessi aiuta a limitare ulteriormente la diffusione del virus. (6)
Ragazzi e ragazze intorno ai 12 anni, infatti, rappresentano il target più importante della prevenzione da infezioni da HPV.
Il vaccino non è obbligatorio ma è fortemente raccomandato in questa fascia d’età. Perché? Considerato che il contagio avviene per via sessuale è preferibile somministrare il vaccino prima dell’inizio dell’attività sessuale (7): questo viene considerato il momento più opportuno per poter ottenere il massimo, in termini di efficacia. (8)
In Italia, Il Sistema Sanitario Nazionale, per tale motivo, offre gratuitamente il vaccino anti-HPV a ragazze e ragazzi a partire dagli 11 anni di età: questo viene somministrato in due dosi, a distanza di 6 mesi (7) e avviene su chiamata attiva, tramite l’invio di una lettera dal centro vaccinale della propria ASL. (7)
L’importanza di screening e controlli: dal Pap-Test all’Hpv Test
Un’ altra forma di prevenzione (secondaria) è rappresentata da test di screening: il Pap-test e l’Hpv test.
Questi test sono molto efficaci nel garantire una diagnosi precoce, consentendo di intervenire prima che la malattia evolva. (3)
Ma allora, in cosa consiste il pap-test e a chi è consigliato? L’esame è indolore e viene eseguito con le stesse modalità di una visita ginecologica. Inizialmente viene inserito uno speculum, (strumento che dilata leggermente le pareti vaginali) e successivamente si procede al prelievo delle cellule poste sulla superficie del collo dell’utero e del canale cervicale, mediante una spatola e uno spazzolino.
Il materiale prelevato viene poi “fissato” su un vetrino da laboratorio e inviato ad analizzare, per la valutazione dell’eventuale presenza di cellule anomale.
In Italia, lo screening per il tumore del collo dell’utero mediante il Pap-test è consigliato alle donne con un’età compresa tra i 25 e i 29 anni: l’esecuzione andrebbe ripetuta ogni tre anni. (9)
Non è raccomandato eseguire il Pap-test prima dei 25 anni, poiché le infezioni da Papillomavirus nelle fasce di età più giovani, sono sì più frequenti, ma nella quasi totalità dei casi regrediscono spontaneamente.
Inoltre, lo screening è raccomandato fino ai 65 anni: oltre quest’età, se tutti i Pap-test precedenti sono sempre risultati negativi, il rischio di sviluppare un tumore del collo dell’utero si abbassa considerevolmente.
Che cos’è l’HPV test? Chi deve sottoporsi al test e quando?
L’HPV test è un test molecolare che ricerca il DNA dei ceppi di Papillomavirus ad alto rischio oncogeno e quindi più frequentemente associati allo sviluppo del carcinoma della cervice uterina.
Questo, viene eseguito nella stessa maniera del Pap-test: si preleva una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero (o cervice uterina), per essere analizzata, al fine di valutare l’eventuale presenza del virus.
L’HPV test viene raccomandato a partire dai 30 anni di età fino ai 65 anni: questo deve essere eseguito ogni 5 anni. Il test presenta una maggiore sensibilità ed efficacia rispetto al Pap-test, perché consente di rilevare la presenza del virus ancora prima che questo abbia avuto la possibilità di generare lesioni precancerose. (9)
Per tutte le donne a partire dai 25 anni di età, pertanto, è fondamentale aderire ai programmi di screening cervicale che prevedono gratuitamente il Pap-test e il test per la ricerca del HPV-DNA. (7)
In conclusione, l’HPV è ormai, purtroppo, un virus davvero molto diffuso, ma davvero tante sono le armi a nostra disposizione: impariamo ad usarle e a volerci bene.
FONTI: