Cosa sappiamo della salute mentale in gravidanza? La gravidanza nella vita di una donna è un percorso lungo e affascinante, ma prepararsi al cambiamento e ad accogliere una nuova vita rimane uno dei momenti più emozionanti e delicati.
La complessità di questo lungo viaggio, infatti, può influenzare la salute mentale delle donne in vari modi. Alcune donne possono sperimentare cambiamenti emotivi e psicologici durante la gravidanza a causa delle fluttuazioni ormonali e delle preoccupazioni legate alla gravidanza stessa.
Alcuni dei problemi di salute mentale comuni durante il periodo “Perinatale”, includono depressione prenatale e post parto, ansia, disturbi alimentari, disturbo post traumatico da stress (PTSD), psicosi puerperale, problemi di relazione madre-bambino. In particolare, il periodo più a rischio per il benessere mentale della donna è quello della gravidanza e del primo anno di vita del bambino (https://www.iss.it/salute-mentale-perinatale).
Il periodo del post partum, occorre ricordare che è caratterizzato da importanti cambiamenti fisici. Nelle ore che seguono la nascita del bambino, i livelli di estrogeni e progesterone e degli ormoni prodotti dalla ghiandola tiroidea possono subire un repentino abbassamento e questo può influire sull’umore e sulle condizioni di salute della donna.
È importante cercare supporto medico se si sospetta di avere problemi di salute mentale durante la gravidanza, poiché una diagnosi precoce e il trattamento possono essere fondamentali per la salute della madre e del bambino.
Gravidanza e salute mentale: cosa sappiamo?
Studi epidemiologici condotti in nazioni e culture diverse evidenziano come la depressione post partum (DPP) colpisce, con diversi livelli di gravità, dal 7 al 12% delle neomamme ed esordisce generalmente tra la 6ª e la 12ª settimana dopo la nascita del figlio, con episodi che durano tipicamente da 2 a 6 mesi. La donna si sente triste senza motivo, irritabile, facile al pianto, non all’altezza nei confronti degli impegni che la attendono. (1)
La depressione post partum (DPP), come risulta da molti studi epidemiologici condotti in nazioni e culture diverse, si verifica nell’8% – 12% delle donne (circa una su dieci) entro tre mesi dalla nascita del figlio con episodi che durano tipicamente da due a sei mesi. Donne con precedenti episodi di depressione post-partum presentano un rischio del 25% (una donna su quattro) di ricaduta. La DDP insorge generalmente entro la IV-VI settimana dal parto. Nonostante la disponibilità di semplici ed efficaci procedure di diagnosi precoce, nella comune pratica clinica la DPP sfugge per lo più all’attenzione dei clinici. In Italia, è possibile stimare che su 576.659 nascite all’anno almeno 46mila donne possono presentare problemi legati al benessere mentale. È stato dimostrato che lo screening della depressione post-partum può essere effettuato di routine nella pratica dei servizi (2).
“Baby blues” o stato depressivo?
La DPP va distinta da una reazione piuttosto comune, denominata “baby blues” o “maternity blues” (“blues” significa malinconia), caratterizzata da una indefinibile sensazione di malinconia, tristezza, irritabilità e inquietudine, che raggiunge il picco 3-4 giorni dopo il parto e tende a svanire nel giro di pochi giorni, generalmente entro i primi 10-15 giorni dal parto. La sua insorgenza è dovuta principalmente al drastico cambiamento ormonale nelle ore successive al parto (crollo degli estrogeni e del progesterone) e alla spossatezza fisica e mentale dovuta al travaglio e al parto e può verificarsi in oltre il 70% delle madri.
Il 70-80% delle puerpere sperimenta il “baby blues” che consiste in una certa instabilità emotiva che colpisce la donna immediatamente dopo il parto e nei giorni ad esso successivi. Non si tratta di uno stato patologico e non vi è necessità di uno strutturato intervento terapeutico (farmacologico o psicoterapeutico), perché questo stato di disagio tende a rientrare spontaneamente in tempi brevi (circa due settimane).
ll 10-15% delle puerpere va invece incontro ad un vero e proprio stato depressivo che non tende a scomparire spontaneamente come il “baby blues”: delle madri non trattate il 50% risultano ancora depresse dopo 6 mesi e il 25% ancora dopo 1 anno (1).
Gravidanza e salute mentale: quali sono i sintomi da tenere sotto controllo
I sintomi possono essere generali, come (3):
- sentirsi tristi
- piangere facilmente o più del solito
- non trovare piacere in esperienze o attività che un tempo piacevano,
- mancanza di energia o motivazione
- preoccupazione o “pensare troppo”
- dormire di più o di meno
- mangiare di più o di meno
- maggiore difficoltà nel concentrarsi
- difficoltà nel prendere decisioni
- sensi di colpa o disperazione
- sentirsi turbati da ricordi o sogni di esperienze negative
- sentirsi senza valore
- pensare che stia per accadere qualcosa di brutto o che il futuro sia senza speranza
- pensieri di autolesionismo o suicidio
- dolori corporei non specifici e altri sintomi fisici
Alcuni sintomi possono essere più specifici, come (3):
- incapacità di smettere di preoccuparsi del bambino
- sensazione di non essere in grado o di non volersi prendere cura del bambino
- pensieri negativi sul bambino
Fattori di rischio per la depressione post partum
È stato pubblicato sulla rivista European Psychiatry l’articolo ‘Positive screening and risk factors for postpartum depression’. È il primo studio in Italia sull’argomento condotto su un così ampio campione e che ha valutato tra i fattori di rischio della depressione post-partum anche gli eventi stressanti intervenuti durante e subito dopo il parto (incluso l’eccessivo stress derivante dall’accudimento del bambino). I principali fattori di rischio legati a una peggiore salute mentale post-partum sono ben documentati e comprendono:
- una storia passata di depressione e/o ansia
- problemi relazionali con il partner
- violenza domestica
- mancanza di supporto sociale
- eventi stressanti
- isolamento
- atteggiamento negativo verso la gravidanza
- vulnerabilità della personalità.
Inoltre, sembra che le madri di neonati che soffrono di condizioni mediche patologiche, di nati prematuri o con un temperamento difficile, siano più a rischio di PPD. Problemi di salute fisica, scarsa accettazione del proprio corpo e del peso corporeo, sono anch’essi associati alla PPD in donne di paesi industrializzati e in via di sviluppo.
Ciò suggerisce che l’identificazione di fattori di rischio psicologici e sociali perinatali possa risultare davvero importante.(4) Altri Esempi di fattori di rischio per una scarsa salute mentale perinatale possono essere:
- Gravidanze indesiderate;
- Difficoltà di fertilità;
- Uso di sostanze;
- Disastri naturali;
- Condizioni di salute fisica;
- Scarse opportunità di istruzione;
- Violenza di genere e altri conflitti (1).
Prevenzione e intervento precoce per il rischio di depressione post partum
Nel marzo 2012, nell’ambito del Progetto “Prevenzione e intervento precoce per il rischio di depressione post partum” finanziato dal Ministero della Salute, è stato realizzato un opuscolo.
Questo opuscolo ha come obiettivo quello di fornire consigli pratici su come gestire il periodo della gravidanza e del post partum e, in particolare, sensibilizzare ed informare le donne sul rischio di depressione post partum e i loro familiari sulla opportunità di un intervento precoce.
Questo progetto intende in particolare verificare, nella realtà italiana, l’efficacia nella pratica dell’intervento psicologico per il trattamento della depressione post-partum al fine di valutare la fattibilità, nella pratica dei servizi italiani, di un intervento psicologico di prevenzione delle complicanze e intervento precoce della DDP, e valutazione della sua efficacia in termini di remissione dei sintomi depressivi, aumento del benessere psicologico e miglioramento della qualità di vita delle donne in gravidanza(2).
Esistono farmaci riconosciuti per la depressione post-partum?
Attualmente, La FDA (Food and Drugs Administration, l’ente americano che regola i farmaci) il primo farmaco orale per curare la depressione post partum: si chiama zuranolone, agisce più rapidamente degli attuali trattamenti disponibili e viene somministrata una volta al giorno per solo due settimane. Si tratta di un ormone sintetico specifico per la depressione post-partum che è in grado di agire in soli tre giorni e la durata del trattamento si protrae per due settimane con risultati stabili e sorprendentemente favorevoli, stando a quanto dicono gli studi effettuati sul farmaco.
Fino a questo momento per le donne che manifestavano depressione post-partum venivano utilizzati antidepressivi, non specifici, che avevano bisogno anche di 15-20 giorni prima di agire.
Quando arriva in Italia il nuovo farmaco? In Italia il commercio del farmaco potrà avvenire – si spera in breve tempo – dopo l’approvazione dell’Ema e dell’Agenzia Italiana del Farmaco.
Va ribadita l’importanza di seguire le donne in gravidanza anche dal punto di vista psicologico cercando di intercettare i segni precoci di tipo comportamentale che potrebbero sfociare in una vera e propria forma di DPP: la fatica della gravidanza e lo stress del parto possono produrre effetti di disagio psichico nella puerpera da non confondere con le manifestazioni di grave depressione che caratterizzano la sindrome maggiore. (5)
Ai test hanno preso parte quasi 200 persone con sintomi gravi di depressione post partum: al gruppo di controllo è stato somministrato un placebo, mentre gli altri hanno assunto 50 milligrammi al giorno di zuranolone per 14 giorni. Dopo tre giorni, chi aveva preso la pillola di zuranolone mostrava già notevoli segni di miglioramento; al quindicesimo giorno, quasi il 30% di chi si stava curando stava molto meglio rispetto al gruppo che aveva assunto il placebo. I miglioramenti sono durati per 45 giorni dall’inizio della cura. (6)
Questo nuovo farmaco non sostituirà molto probabilmente le cure attuali come la psicoterapia in associazione all’utilizzo di farmaci antidepressivi inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), ma potrebbe rappresentare un’arma in più nella lotta alla depressione post partum. Gli SSRI possono richiedere fino a tre mesi per dare risultati, e a volte può essere necessario assumerli per sempre.
Conclusioni:
La depressione post partum esiste, è frequente e comune in molte donne, per cui non ignoriamola, piuttosto agiamo consapevolmente. Seguire la donna anche dal punto di vista psicologico, può risultare fondamentale nell’ individuare tempestivamente i segni precoci di tipo comportamentale che potrebbero sfociare in una vera e propria forma di DPP.
Per quanto la gravidanza possa essere considerata un evento gioioso, il ruolo materno comporta nuove responsabilità e preoccupazioni, che richiedono un importante investimento emotivo ed una grande resistenza fisica da parte di entrambi i genitori. Prendersi cura della donna in gravidanza significa anche prendersi cura del bambino e aiutare la famiglia a vivere più serenamente questo percorso insieme.
Fonti:
- https://www.salute.gov.it/portale/donna/dettaglioContenutiDonna.jsp?area=Salute%20donna&id=4496&menu=patologie;
- Ministero della salute-Centro Nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie-CCM;
- Guide for integration of perinatal mental health in maternal and child health services – WHO;
- Palumbo G, Mirabella F, Gigantesco A. Positive screening and risk factors for postpartum depression. Eur Psychiatry. 2017 May;42:77-85;
- AOGOI- Notiziario farmaco depressione post – partum;
- (FOCUS https://www.focus.it/scienza/salute/la-fda-ha-approvato-la-prima-pillola-contro-la-depressione-post-partum).