Qualcuna l’avrà solo sentita nominare, qualcuna altra l’avrà invece contratta: stiamo parlando della clamidia.
Nei paesi industrializzati rappresenta l’infezione sessualmente trasmissibile più frequente, insieme a gonorrea e sifilide.
Forse non tutte sanno che la Clamidia è nota come “epidemia silente”, poiché spesso asintomatica o caratterizzata da sintomi poco specifici, che la fanno passare inosservata nel 75% delle donne e nel 50% degli uomini. Eppure può avere effetti indesiderati sulla fertilità, ma vediamo come si manifesta e come prevenirla.
Che cos’è la Chlamydia trachomatis e cosa causa?
La clamidia è una malattia sessualmente trasmissibile che colpisce più frequentemente le donne ed è causata da un batterio parassita endocellulare obbligato, ovvero un batterio che non può riprodursi e moltiplicarsi se non all’interno di una cellula ospite. [1,2]
La clamidia è una malattia infettiva piuttosto diffusa: in Europa sono stati riportati 199 casi ogni 100 mila abitanti nel mondo. La fascia di popolazione in cui si registrano più casi è quella delle donne tra 20 e 24 anni e si trasmette attraverso qualsiasi tipo di rapporto sessuale (vaginale, anale e orale). [2]
Inoltre, una donna in gravidanza soggetta ad un’infezione può, durante il parto, trasmettere al nascituro l’infezione provocandogli una congiuntivite (30-50% dei casi) e/o una polmonite (10-20%) neonatale. [3,4]
I fattori di rischio principali sono:
- inizio precoce dei rapporti sessuali
- alto numero di partner
- pillola contraccettiva
- mancato uso di dispositivi di barriere (profilattico)
- mancato screening: è stato calcolato che lo screening delle donne di età compresa tra 18 e 24 anni previene 140.000 casi di malattia infiammatoria pelvica ogni anno. [5]
Quali sono i sintomi associati?
Si stima che la metà delle infezioni maschili non sia diagnosticata, mentre sfuggono alla diagnosi ben due terzi delle infezioni femminili. [1] Nello specifico, come abbiamo già detto, si stima che circa il 70-80% delle donne e il 50% degli uomini siano asintomatici.
Le manifestazioni cliniche, quando rilevabili, compaiono dopo 1-3 settimane dall’infezione e sono spesso molto lievi, tanto da non essere riconosciute dalle persone che hanno acquisito l’infezione, mentre le conseguenze a carico dell’apparato riproduttivo, specie femminile, possono essere piuttosto gravi. [4]
Nell’uomo la condizione patologica può essere più evidente con la presenza di secrezione uretrale e bruciore alla minzione. La diffusione dell’infezione alle varie strutture dell’apparato genitale può causare condizioni infiammatorie come ad esempio prostatiti ed epididimiti, determinando una riduzione della qualità seminale e quindi un peggioramento della performance degli spermatozoi. Mentre nella donna l’eventuale sintomatologia consiste in dolore addominale, sanguinamenti intermestruali e talvolta cervicite, quindi sintomi più aspecifici. [1]
Quale relazione con l’infertilità?
La Clamidia è tra le prime cause d’infertilità femminile. [3] La scarsa sintomatologia, che in apparenza può sembrare un indice di scarsa pericolosità, rappresenta al contrario la caratteristica più minacciosa dell’infezione da Clamidia: senza sintomi specifici, i soggetti non sospettano di essere infetti e pertanto non si recano dal medico, non ricevono diagnosi e ovviamente non effettuano alcuna terapia. L’infezione può così protrarsi per lunghi periodi dando vita a quadri patologici ben più gravi di quelli della comune infezione genitale, con conseguenze a volte non reversibili. [1]
Se non trattata, l’infezione da Clamidia può progredire causando serie complicanze. Nelle donne, l’infezione può diffondersi dalla cervice al tratto riproduttivo superiore (utero, tube di Falloppio, peritoneo pelvico) causando la MIP (malattia infiammatoria pelvica) che comprende una serie di quadri clinici differenti, quali l’endometrite, la parametrite, la salpingite, la ooforite, la peritonite pelvica e l’ascesso pelvico, che possono comportare dolore pelvico cronico, occlusione tubarica, sterilità, nonché rischio di gravidanza extrauterina e parto prematuro. [4]
Lo stato infiammatorio della regione pelvica, infatti, espone le tube al rischio di andare incontro a fenomeni di cicatrizzazione, formazione di aderenze e ascessi: poiché le tube rappresentano gli organi che permettono agli ovociti di raggiungere l’utero, una loro ostruzione (sia essa parziale o totale) può rendere difficoltoso (o impossibile) l’incontro tra ovociti e spermatozoi e quindi il concepimento. [1]
L’infiammazione delle tube (salpingite) causa spesso la loro dilatazione in alcuni punti (sactosalpinge). Questo, insieme alla presenza di ostruzioni e/o aderenze, aumenta il rischio di gravidanze extrauterine: a causa del restringimento del lume tubarico può non esserci abbastanza spazio per la progressione dell’ovocita fecondato verso la cavità uterina, con conseguente impianto dell’embrione nella tuba, che non ha una struttura idonea ad accogliere la gravidanza e ciò determina una sua interruzione o la rottura della tuba stessa (condizione molto pericolosa per la salute della donna, che va affrontata tempestivamente). [1]
In caso di sactosalpinge, ovviamente, il problema non è la riduzione del lume tubarico bensì l’eccessiva dilatazione della tuba. All’interno delle tube è presente un “microflusso” che “spinge” l’ovocita in direzione dell’utero, come una corrente, e questo è garantito dalla presenza di vere e proprie ciglia sulla superficie dell’epitelio di rivestimento del lume tubarico: nei punti in cui la tuba è troppo slargata, l’attività delle ciglia non è sufficiente a garantire tale flusso e quindi si crea una specie di “ristagno” del liquido tubarico, l’embrione si ferma e si impianta purtroppo nella tuba. [1]
Come proteggersi dalla Clamidia
In conclusione, l’infezione da Clamidia è certamente una condizione altamente correlata a infertilità, ragion per cui bisogna stare molto attenti alle situazioni in cui si avverta una sintomatologia aspecifica, magari ricorrendo al consulto medico-specialistico e alla ricerca dell’infezione attraverso tamponi vaginali specifici (tamponi per biologia molecolare). [1]
Ma come si può prevenire? Si può ridurre di molto il rischio di contrarre la clamidia solo proteggendosi adeguatamente durante i rapporti sessuali. [2] La prevenzione, infatti, si basa sull’utilizzo del preservativo in tutti i rapporti sessuali occasionali, con ogni nuovo partner e con ogni partner di cui non si conosce lo stato di salute. Inoltre, è importante non abusare di alcol e non usare sostanze stupefacenti che potrebbero togliere lucidità mentale, ridurre il numero di partner sessuali e rivolgersi subito a un medico di fiducia se si ha il dubbio di essersi infettati. Infine, è necessario evitare i rapporti sessuali mentre si sta seguendo la terapia. [4]
L’infezione da clamidia viene diagnosticata attraverso test di laboratorio molecolari che, attualmente, grazie alla loro elevata sensibilità (>95%) e specificità (98%) sono considerati i test di riferimento per la diagnosi. Questi test permettono di ricercare la clamidia sia in tamponi endocervicali e/o uretrali, che in tamponi vaginali, rettali, orali o in campioni di urine.
In caso di positività al test, è necessario che anche tutti i partner sessuali vengano testati per la ricerca di questa infezione e in caso di positività è raccomandato alla donna o all’uomo e al/ai partner il test sierologico per Hiv e la ricerca di altre Ist. [4]
La terapia prescritta in questi casi dal medico è in genere di tipo antibiotica. [5]
Fonti
[1] Fondazione Serono: Chlamydia e fertilità
[2] Humanitas Salute: Clamidia, se non curata donne a rischio infertilità
[3] Progetto Iside: Tra le prime cause d’infertilità femminile quest’infezione molto insidiosa che provoca seri danni alle tube
[4] Epicentro ISS: Clamidia
[5] DonnaMed: Clamidia e sterilità